Fuga dalla Siria: in balia delle onde
حتى الاطفال صارو يفكرو متل الكبار بالسفر واللجوء والقوارب
وهاي هبة راسمة قارب اللجوء الى ايطاليا
"Anche i bambini iniziano a pensare al viaggio come ai grandi, all'asilo e alle barche e questo è il disegno: la barca d'asilo per l'Italia."
2.000.000
di profughi, 100.000 morti e l'ansia per il futuro delle nuove
generazioni. Chi può biasimare famiglie che preferiscono lasciare la
Siria piuttosto che essere testimoni di una terrificante guerra?
La
loro scelta è soprattutto condizionata da alcuni fattori, primo dei
quali la mancanza di rappresentanze consolari in Siria1,
le ambasciate d'occidente hanno chiuso i battenti e abbandonato
questo Paese. La competenza per il rilascio di un visto di ingresso è
da demandare alle ambasciate presenti (p.e.) a Beirut, cioè in un
altro Stato. I contatti con un altro Paese, in tempo di guerra, in
cui l'energia elettrica viene meno a ripetizione, in cui la
popolazione è costretta a sopravvivere, a nascondersi, a sfamarsi
con i prezzi lievitati alle stelle (230 lire siriane per comprare 1
euro, quando prima della guerra il cambio era di 60 lire per 1 euro)
sono impensabili. Per accedere alle procedure per un rilascio di un
visto è necessario possedere un passaporto valido per
l'espatrio e molti siriani non ce l'hanno e per ottenerlo dovrebbero
recarsi agli uffici competenti, che a causa della corruzione
dilagante richiedono somme esorbitanti per il rilascio, senza
trascurare che recarsi ad un ufficio governativo può voler dire
rischiare la propria vita, perchè possibile target da parte di forze
dissidenti.
Molti
migranti arrivati nella provincia di Catania e Siracusa sono
siro-palestinesi provenienti dal campo profughi di Yarmouk2,
nella periferia della città di Damasco. Questo vuol dire che si
tratta di palestinesi nati e cresciuti in Siria. Quei palestinesi a
cui, tutt'oggi, la comunità internazionale non riconosce una
connotazione geografica precisa e a cui è proibito far ritorno nel
proprio paese perché, sulla carta, non esiste uno stato palestinese.
I
siro- palestinesi vivono da generazioni in Siria, non hanno mai
conosciuto le città dei loro nonni, molti conservano ancora
contratti di proprietà, di terre... nella speranza di un ritorno. Da
più di 60 anni i palestinesi ereditano la condizione di profughi.
Yarmouk è costantemente teatro di scontri e di bombardamenti3
tra le milizie dell' esercito libero e le milizie governative
siriane. Molti cercano di raggiungere il Libano, dove nella migliore
delle ipotesi potrebbero alloggiare nella zona di Shatila, un campo
profughi palestinese4
a Beirut, dove 57.000 palestinesi siriani, ultimamente hanno trovato
rifugio e in cui già vivono 450.000 palestinesi, in condizioni
precarie e privi dei loro diritti basilari. Non gli è concesso avere
una casa fuori dai campi profughi. C'è anche l'ipotesi che il
conflitto siriano possa riaccendere conflitti in Libano, dove si
stanno verificando forti tensioni. In più i recenti venti di guerra
non faranno altro che accentuare la fuga dal Medio Oriente.
Le
opzioni di sopravvivenza in Medio Oriente si affievoliscono di giorno
in giorno; raggiungere Israele, è impensabile: i siriani, i
palestinesi o chiunque abbia un visto siriano sul passaporto o
provenga dalla Siria è respinto alla frontiera; non sarebbe
possibile raggiungere né la vicina Giordania5,
né la Turchia, per il sovraffollamento dei valichi di frontiera,
questi sono stati chiusi6,
per il già elevato numero della presenze nei Paesi limitrofi.
Alcune migliaia di siriani curdi sono riusciti il 16 agosto
2013 ad aprire un nuovo valico di frontiera7
nel Kurdistan, ma l'Iraq come gli altri Paesi confinanti non ha più
intenzione di ospitare profughi, ha anzi schierato 30.0008
soldati per evitare che gruppi terroristici possano infiltrarsi nella
propria regione. L'unica possibilità di uscita è ormai rimasto il
Libano o il mare siriano negli unici porti sul Mar Mediterraneo:
Lattakia e Tartous. Tartous è presenziato dalle forze russe9,
con la presenza della Russian Naval Facility, alcuni profughi ci
hanno raccontato di essere partiti da lì e di essere rimasti 22
giorni in mare, prima di raggiungere le coste italiane.
Si
può raggiungere l'Egitto via aereo, poiché i voli Siria-Egitto sono
ancora attivi.
La
maggioranza dei barconi in arrivo dall'Egitto, deve contenere un
numero non superiore ai 160 migranti, il viaggio per un egiziano
costa il corrispettivo di 4000 $, per un siriano 3000 $, i bambini la
metà. Quando non si riesce a riempire tutto il barcone c'è la
possibilità di far pagare di meno a chi non ha la cifra richiesta.
I
trafficanti sono armati, promettono viaggi con camere singole per
famiglie, al momento del viaggio però si rivelano dei truffatori. Le
vie d'uscita tramite le procedure standard e legali per raggiungere
l'Europa, in cui molti siriani hanno parenti e amici, sembrano essere
inaccessibili. L'unica soluzione è la traversata in mare affidandosi
a gente sconosciuta che non garantisce nessuna tutela, né la
certezza di arrivare sani e salvi.
Si
dovrebbero creare dei corridoi umanitari ad hoc, indirizzati verso
quei Paesi in cui i migranti sono diretti perché residenti parenti,
disposti a prenderli in carico: sarebbe anche un atto dovuto vista
la mancanza delle nostre rappresentanze consolari in Siria e
l'impossibilità di ottenere un passaporto. La Svezia ha dichiarato
il 3 settembre la propria disponibilità ad accogliere profughi
siriani e a concedere a coloro che già detengono un permesso
temporaneo di 3 anni, un permesso permanente che gli consentirebbe
di attuare le procedure per il ricongiungimento familiare10.
La questione del regolamento di Dublino diventa un ostacolo per chi
vuole raggiungere i propri cari all'estero, ma sembra che alcuni
tribunali internazionali, come ha già fatto la Germania, hanno
iniziato a considerare l'Italia come paese poco sicuro per i
migranti.
La
mediazione politica è l'unica soluzione attuabile, ma necessità di
essere messa in pratica nel minor tempo possibile, per evitare
stermini di massa e incidenti durante i viaggi della speranza.
Purtroppo non esiste un Mosè capace di dividere le acque e
fare attraversare agevolmente i popoli; al posto suo si trovano, dei
Caronte improvvisati, spettri di una fortezza europea troppo
avvinghiata alle proprie regole e alle proprie lacune e una comunità
internazionale che come unica opzione aguzza l'uso della forza,
compromettendo inevitabilmente la situazione con un intervento
armato.
Manuela
Scebba
Arci
territoriale Catania
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